SE N’È ANDATA CON UN ROCKER BRESCIANO

Era il mese di maggio quando lei se n’è andata con un rocker bresciano… e da allora non l’ho più vista…

La lei in questione è una giraffa, di peluche ed il rocker bresciano è Omar Pedrini e tutto questo è successo a BE INNOVATION, l’evento sull’innovazione sociale che organizziamo a maggio.

Lasciando perdere come mai la mia giraffa di peluche sia finita con Omar quello che ci interessa ed è importante è: ma cosa c’entra una giraffa di peluche? A cosa serve?

La giraffa di peluche è il mio modo di rappresentare il Linguaggio Giraffa – inventato e proposto da M. Rosenberg – che è una forma di comunicazione non violenta, empatica e di ascolto, una forma di comunicazione rivolta alla persona con cui siamo in relazione.

La giraffa è il mammifero terrestre con il cuore più grande e il suo lungo collo permette una visione ampia e profonda ed è un animale molto forte…questa è la spiegazione ufficiale, questa è riportata nel libro “Educare con la comunicazione non violenta” – chi mi ha sentito a qualche evento o a qualche intervento sa che io la racconto in modo un pochino diverso, mantenendone comunque il significato.

Al di là della metafora e della parte divertente della giraffa di peluche il tema della comunicazione non violenta è per me molto importante perchè ritengo che sia una forma di innovazione sociale.

Come ho scritto in un post da qualche settimana fa per me il termine innovazione sociale significa che con Innovazione intendiamo fare qualcosa che migliori la situazione di partenza, mentre con sociale intendiamo azioni che abbiano impatto positivo su CHI FA l’AZIONE (azienda, imprenditore) CHI LA RICEVE (persone) ed il CONTESTO (territorio) in cui opera l’organizzazione.

Sono convinto che utilizzare il linguaggio giraffa e quindi una comunicazione non violenta, una comunicazione in cui le parole sono utilizzate per il loro vero significato sia una grande forma di innovazione sociale, per chi emette la comunicazione perché quella che esce è una comunicazione di empatica, interessata all’altra persona, per chi la riceve per gli stessi motivi e perché sa che dall’altra parte c’è una persona disposta ad ascoltare ed accogliere quello che arriva e per il contesto perché più persone comunicano in questo modo è più i rapporti umani saranno belli, più ci sarà felicità e più sarà semplice capirsi ed intrattenere relazioni utili e profonde.

Ed è innovazione sociale anche far conoscere e trasmettere, ogni volta che è possibile, questo linguaggio, questo modo di comunicare ad impatto positivo.

Si parla molto di etica, di responsabilità sociale di impresa e non e utilizzare una comunicazione non violenta sia un modo per fare qualcosa nella direzione della responsabilità e dell’etica.

Etica in greco significa “il posto dove vivere” e tra le cose che fanno bello e piacevole il posto dove vivere, in relazione con gli altri, c’è anche il nodo steso in cui sto in relazione con le persone ed anche come comunico con loro.

Siamo nell’epoca della comunicazione e dell’informazione dove tutte le informazioni e le notizie sono disponibili in rete, lì, disponibili per ogni uso… e questa è proprio la differenza, la nozione per poter essere davvero utile deve passare all’azione, come dice un amico nei suoi corsi di formazione (P. Torregrossa n.d.r.) “Conta quello che fai con quello che sai”.

L’azione è quello che fa la differenza tra fare innovazione sociale e parlarne, è necessario trovare il modo, il metodo per FARE innovazione sociale, sia per le persone che per le imprese e le organizzazioni.

Ivan FoinaInnovartiere® presso Bollino Etico Sociale®

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