Ho scelto di occuparmi di Innovazione Sociale e ogni giorno conosco e imparo cose nuove, di come si può fare innovazione sociale, di cose che persone e aziende hanno già fatto ed anche argomenti che rientrano in questo campo e uno di questi è l’inclusione – a me piace di più definirla nella declinazione positiva. 

Diciamo che per innovazione sociale intendo un’azione ad impatto positivo (cioè che migliora la situazione di partenza) per chi la fa, chi la riceve e l’ambiente, il territorio.

Ho incontrato e conosciuto Ines Benvenuto, psicoterapeuta che opera anche nel mondo dell’inclusione e mi so fatto raccontare un pò di cose, per capire, comprendere e poter essere utile per fare azioni di Innovazione Sociale. 

Il ruolo che ogni persona ricopre nel mondo del lavoro contribuisce a definire l’identità sociale della persona stessa, per questo l’inserimento lavorativo costituisce una fase importante nella vita per ognuno di noi; e per una persona portatrice di un qualche forma di disabilità? 

Prima di andare avanti vorrei condividere che da questo punto in avanti la parola disabilità sarà cambiata in diversità, con il semplice significato di diverso in qualcosa. 

Circa il 15% della popolazione mondiale convive con una forma di diversità e in Italia ci sono oltre 3 milioni di persone disabili e​ppure, secondo gli ultimi dati Istat, la quota di occupati tra le persone con disabilità è appena dell’11,1%, a fronte del 55,2% nel resto della popolazione; 

Come mai questi dati?

Il tema della diversità è un tema anche aziendale ma spesso è vissuto come un problema da risolvere, qualcosa da gestire senza conoscere, senza avere informazioni;

sicuramente ci sono fattori esterni regolatori e norme a cui fare riferimento ma la domanda che mi faccio è come possiamo andare oltre? Come possiamo guardare la cosa da un altro punto di vista?

Siamo abituati a pensare alle persone che entrano nel mondo del lavoro ed in azienda come soggetti che si devono adattare ad un modello predefinito, quello aziendale, appunto e se invece le nostre aziende fossero così flessibili da potersi adattare alle persone che entrano e non il contrario?

Forse non è possibile in tutti i casi ma, secondo me in molti sì; revisionare processi e modalità per poter inserire la ​persona giusta nel posto giusto valorizzando talenti, caratteristiche e abilità di ognuno.  


Che l’inclusione di persone diverse abbia effetti di rendimento già si sa, molte ricerche hanno evidenziato che investire sulle diversità nel sistema produttivo genera anche profitto. 

Ambienti eterogenei in tutti i settori aziendali comportano più creatività e innovazione, di conseguenza maggiore produttività. 

Una persona con diversità, proprio per la sua particolare caratteristica, può portare in azienda punti di vista differenti vedendo cose che spesso non si vedono e ciò aumenta il potenziale innovativo e la performance dell’impresa. 

Così come l’azienda può essere portata a rivedere le forme organizzative di svolgimento dell’attività, dallo smartworking, di cui tanto si parla in questo periodo, alla semplificazione dei processi e miglioramenti degli spazi, con ricaduta positiva su tutte le persone.

Quello che molti imprenditori hanno scoperto è che l’inclusione porta un valore aggiunto all’azienda, è un’​opportunità​ per distinguersi dal mercato e dalla concorrenza. 

I consumatori sono più attenti alla sostenibilità sociale e le aziende più inclusive godono di una reputazione più alta, aumentano le revenue di business e attirano i talenti miglior, insomma fanno Innovazione Sociale e ne godono dei vantaggi. 

Una cosa molto importante da ricordare è che per realizzare in concreto l’inclusione e consentire a tutti di svolgere al meglio le proprie attività è necessario non solo abbattere le barriere architettoniche e sensoriali ma anche quelle relazionali all’interno dell’organizzazione.​ 

L’inclusione comporta l’accettazione e non adattamento. 

Molto spesso, per le persone, la diversità rappresenta l’estraneità, ciò che per noi è sconosciuto e ignoto. Ed in questa logica la diversità può far paura e disorientare perchè non corrisponde ai nostri schemi attraverso cui categorizziamo la realtà e forse, anche perché non sappiamo come gestirla. 

L’unica soluzione utile è l’inclusione

È curioso come il problema della diversità si può affrontare e gestire quando la diversità non è più vista come diversità, quando questo termine viene abbandonato per riconoscere la centralità dell’identità, ovvero quando l’altro viene accettato per quello che è nella sua specificità. 

Quando la diversità non viene negata ma quando mi posso permettere di stare con un’altra persona diversa da me, facendo dialogare le differenze e dandomi la possibilità di apprendere punti di vista diversi e crescere.
In un’azienda l’inclusione si associa al grado in cui ogni persona si sente benvenuta, rispettata, supportata e valorizzata come membro del gruppo; in cui ognuno si sente partecipe e in grado di contribuire ai risultati dell’organizzazione. 

Laddove per innovazione sociale intendiamo un’azione ad impatto positivo (cioè che migliora la situazione di partenza) per chi la fa, chi la riceve e l’ambiente, il territorio allora occuparsi di inclusione e pensare ad un’azienda inclusiva, innovativa e creatrice di idee ed opportunità significa anche creare futuro all’azienda stessa, significa creare un modello di business ed un’organizzazione flessibili ed accoglienti, significa fare qualcosa ad impatto positivo. 

L’inclusione è di tutti e favorisce l’unità, la creatività e la produttività(Tremayne, 2009). 

Ivan Foina – Ideatore e Innovartiere per Bollino Etico Sociale       

Ines Benvenuto – psicologa – esperta nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate

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