Ci sono parole che anche se hanno dei significati ben precisi vengono interpretate in modo soggettivo, pensiamo ad esempio a tutte quelle del titolo, uguali, diversi, incusi, esclusi, alti, bassi, ecc. e chissà quante altre ce ne sono che adesso non mi vengono in mente….
Dietro tutte queste parole che per certi ed in alcuni casi sono anche delle etichette, ci sono delle persone, delle sensazioni, delle emozioni e delle azioni.
Ho scelto di occuparmi di Innovazione Sociale e ogni giorno conosco e imparo cose nuove, di come si può fare innovazione sociale, di cose che persone possono fare azioni per far star bene altre persone, il pianeta che ci ospita, il territorio di riferimento.
Ho imparato, come scrivo nel mio libro[1] che il cambiamento vero è e sarà nelle azioni fatte piuttosto che nelle parole dette ed allora quali sono queste azioni?
Circa il 15% della popolazione mondiale convive con una forma di diversità e in Italia ci sono oltre 3 milioni di persone disabili eppure, secondo gli ultimi dati Istat, la quota di occupati tra le persone con disabilità è appena dell’11,1%, a fronte del 55,2% nel resto della popolazione;
Il tema della diversità è un tema anche aziendale ma spesso è vissuto come un problema da risolvere, qualcosa da gestire senza conoscere, senza avere informazioni;
sicuramente ci sono fattori esterni regolatori e norme a cui fare riferimento ma la domanda che mi faccio è come possiamo andare oltre? Come possiamo guardare la cosa da un altro punto di vista?
Siamo abituati a pensare alle persone che entrano nel mondo del lavoro ed in azienda come soggetti che si devono adattare ad un modello predefinito, quello aziendale, appunto e se invece le nostre aziende fossero così flessibili da potersi adattare alle persone che entrano e non il contrario?
Forse non è possibile in tutti i casi ma, secondo me in molti sì; revisionare processi e modalità per poter inserire la persona giusta nel posto giusto valorizzando talenti, caratteristiche e abilità di ognuno.
Che l’inclusione di persone diverse abbia effetti di rendimento già si sa, molte ricerche hanno evidenziato che investire sulle diversità nel sistema produttivo genera anche profitto.
Ambienti eterogenei in tutti i settori aziendali comportano più creatività e innovazione, di conseguenza maggiore produttività.
Una persona con diversità, proprio per la sua particolare caratteristica, può portare in azienda punti di vista differenti vedendo cose che spesso non si vedono e ciò aumenta il potenziale innovativo e la performance dell’impresa.
Quello che molti imprenditori hanno scoperto è che l’inclusione porta un valore aggiunto all’azienda, è un’opportunità per distinguersi dal mercato e dalla concorrenza.
Una cosa molto importante da ricordare è che per realizzare in concreto l’inclusione e consentire a tutti di svolgere al meglio le proprie attività è necessario non solo abbattere le barriere architettoniche e sensoriali ma anche quelle relazionali all’interno dell’organizzazione.
L’inclusione comporta l’accettazione e non adattamento.
Quello che ho raccontato fino adesso fa riferimento alla disabilità, a quella diversità più evidente, ma prendiamo in considerazione anche altre forme di diversità.
Quante persone sono intolleranti al glutine o al lattosio? Più di quelle che possiamo immaginare; fare menu che tengono conto di questo e togliere glutine e lattosio dai piatti non è forse una forma di inclusione?
Io dico di sì perché evita alle persone di comunicare la loro intolleranza, prendendo magari un piatto messo insieme in pò così perché nessuno ci aveva pensato; inclusione è fare azioni perché le eventuali diversità no si vedano, perché non siano motivo di fatica; immaginate come si sente una persona intollerante al glutine o al lattosio che va a una cena in cui non ci sono piatti che ne tengano conto; proverà sensazioni positive? Io non credo
L’intolleranza non è una scelta, è una questione di salute e se anche fosse una scelta è importante che abbia la possibilità di esercitarla, in modo volontario.
Faccio un altro esempio, pensate a quante aziende sono accessibili al pubblico, quante di queste sono effettivamente accessibili ai sordi? In quante avete trovato video di accoglienza tradotti in LIS oppure indicazioni specifiche?
Potremmo andare avanti a fare altri esempi e la considerazione sarebbe sempre la stessa, la scelta è nelle nostre mani, siamo noi e solo noi che possiamo fare o non fare azioni ad impatto positivo, azioni di inclusione, azioni che prendano in considerazione opportunità e situazioni diverse dalle nostre o a cui siamo abituati.
Vogliamo chiamarla inclusione o vogliamo dare un altro nome, poco importa, quello che conta è il fare.
Ivan Foina – Ideatore e Innovartiere per Bollino Etico Sociale
[1] L’innovazione è come l’Amore – Ivan Foina – edizioni Top Player – Cagliari – giugno 2021